Lo so, lo so. Dovevamo sentirci domenica prossima. Ma siamo già in 100 e ancora non ho pubblicato nulla, quindi per sdebitarmi di questa fiducia ho pensato di scrivervi una cosina. Confermo che il primo numero della newsletter vera e propria sarà domenica 22 novembre, questo qui è solo un pensiero per ringraziarvi.
Stavo sfogliando un volume sui poeti maledetti, e mi sono imbattuto in una poesia di Verlaine. Chi è Verlaine? Il poeta maledetto per antonomasia: alcolista cronico, condannato a due anni di prigione per sodomia dopo aver sparato a un suo amico, a 41 anni provò a strangolare sua madre. Insomma, un personaggio. Ma ha scritto pagine meravigliose: a un corso di scrittura una volta mi dissero che se si voleva scrivere poesie non bisognava leggere Verlaine, perché era tutto troppo bello e perfetto e quindi non era possibile imparare qualcosa da lui.
Ecco il pensiero per voi, la poesia si intitola Mai più (Nevermore) e appartiene ai Poèmes Saturniens, un’opera giovanile di Verlaine (1866):
Ricordo, ricordo, che vuoi da me? L’autunno
faceva volare il tordo attraverso l’aria muta
e il sole lanciava un suo raggio monotono
sul bosco ingiallito dove scoppia la tramontana.
Eravam solo e sola e camminavam sognando,
lei ed io, capelli e pensieri al vento.
Volgendo a un tratto a me lo sguardo commovente:
“Qual fu il tuo più bel giorno?”, disse la sua voce d’oro vivo,
voce dolce e sonora, dal fresco timbro angelico.
Un sorriso discreto le diede la risposta,
e baciai la sua mano bianca devotamente.
- Ah i primi fiori come son profumati!
E di quale incantevole mormorio risuona
il primo sì che zampilla da labbra adorate!
Non so bene perché, ma “Qual fu il tuo più bel giorno?” è una domanda così semplice, ma così spiazzante. Io non ho saputo rispondere e sono solo rimasto a bocca aperta; ma poi ho pensato “qual fu il tuo peggior giorno?”, e ho trovato istantaneamente la risposta.
Perché? Beh, c’è poco da fare siam fatti così. Guardiamo sempre ciò che ci manca, ciò che va male, ciò di cui siamo insoddisfatti. Mi viene in mente un articolo del New York Times dell’anno scorso che sosteneva che il 2019 fosse stato per l’umanità il miglior anno di sempre (sicuramente sarà difficile dirlo del 2020). Non mi sembra che questo articolo abbia fatto molto scalpore: ciò che funziona e che va bene non è importante, non ci interessa. Tuttavia questa inclinazione va combattuta, magari pensando alla poesia di Verlaine: in questo periodo che passiamo tanto tempo soli con noi stessi, dobbiamo riuscire a voltarci verso “il più bel giorno”.
Spero vi abbia dato un po’ di positività, se vi è piaciuta o volete comunicarmi qualsiasi qualcosa, rispondete a questa mail o scrivetemi su Instagram! Se volete approfondire gli obiettivi e i valori del progetto vi lascio qui il Manifesto.
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Daniele