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Eccoci qui. Il numero di oggi è un esperimento. La riflessione sarà in forma di dialogo: due personaggi converseranno di fronte a voi su alcuni temi che, devo ammettervi con un velo di tristezza, mi ossessionano da anni. Le parti in corsivo forniscono il contesto narrativo. Il dialogo scritto ha, come saprete già, tradizione millenaria, e il mio è solo un tentativo. Fatemi sapere cosa ne pensate! É sempre emozionante per me sperimentare nuove forme di scrittura, nonostante sia consapevole dei rischi che questo comporti.
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Cominciamo.
Nessuno dei due si ricordava come e perché quell’appuntamento settimanale fosse diventato un rito oramai consolidato. Eppure, e questo era difficile che uno dei due potesse negarlo, quelle conversazioni tra i due amici erano entrate a far parte della routine di entrambi. Si trovavano su una panchina di pietra vicino al fiume tutti i giovedì dopo pranzo, senza bisogno di ricordarsi a vicenda dell’appuntamento. Si incontravano semplicemente, salutandosi con un cenno della testa, come forse si faceva un tempo. Tuttavia, Nicolaj oggi si accorge sin da subito che c’è qualcosa di diverso nell’amico. Si avvicina quasi con isteria: il passo affrettato e gli occhi inquieti lo inducono immediatamente a pensare che nella testa di Henry sia in corso un litigio, una lotta. Non vede l’ora di sentire quel conflitto interiore prendere forma in parole. Nonostante non avesse studiato a lungo, le riflessioni dell’amico lo avevano sempre stimolato di più dei suoi colleghi ricercatori, e questo gli aveva insegnato molto.
HENRY Mi sono licenziato.
NICOLAJ Cosa?
HENRY Stamattina. Sono notti che ci penso e non avevo ancora trovato il coraggio di parlartene.
NICOLAJ Capisco, ma forse era meglio discuterne con qualcuno prima di prendersi rischi.
HENRY Sì, ma solo con te ne avrei potuto parlare. Tuttavia, ti conosco e so che non mi avresti mai appoggiato. I nostri punti di vista sono troppo lontani, come le nostre storie testimoniano.
NICOLAJ Beh, se posso, questo era un motivo aggiuntivo per parlarmene. É proprio perché tengo a te che non ti do sempre ragione a priori.
HENRY Sì, ma questa volta è diverso. Ora che la scelta è stata presa, scelta che volevo prendere in autonomia, mi sento pronto a parlartene.
NICOLAJ Non aspetto altro, amico mio.
HENRY Sono molte notti che certi pensieri mi tengono sveglio.
NICOLAJ Non ci si dovrebbe mai fidare di chi dorme sempre bene la notte.
HENRY Forse sì, ma in ogni modo l’insonnia non la auguro nemmeno al mio peggior nemico. Quando la voce che hai in testa non si spegne insieme alla luce e al libro che stavi leggendo prima di coricarti, la vita assume caratteristiche grottesche. E a partire dai primi dieci secondi in cui mi trovo solo nel buio, capisco già se riuscirò a dormire oppure no.
NICOLAJ E cosa ti dice la voce che non ti fa godere del meritato riposo?
HENRY Mi parla di scelte che dovevo prendere e che non ho preso. Di cambiamenti che devo attuare prima che sia troppo tardi.
NICOLAJ Ed era lei a dirti di licenziarti?
HENRY Sì e no. Il discorso è più ampio. Da quando ho messo la testa a posto, da quando mi sono preso in spalla responsabilità e ho smesso con un certo stile di vita, ho trovato lavoro e da anni mi sveglio tutte le mattine all’alba. Mi lavo, bevo un caffè amaro, salgo in macchina e mi impegno a fare del mio meglio. E ciò era solito rendermi felice. O almeno credevo. Ero felice di essere al passo, di vivere in modo ordinato, di contribuire alla società, di essere a posto con la mia coscienza. Ero quindi, non felice di ciò che facevo, ma in qualche modo fiero di me e della mia costanza. E quella fierezza mi provocava piacere. Mi piaceva l’aria della prima mattina, la sensazione di non rimanere indietro agli altri, di non stare evitando, in un certo senso, di crescere.
NICOLAJ Se posso, forse comprendo già da dove è nato il tuo sentimento di angoscia.
HENRY Sì, è facile capire che questa non sia una situazione sostenibile nel lungo periodo. Sta di fatto che qualche settimana fa ho iniziato a svegliarmi la mattina senza alcuna voglia di alzarmi dal letto. Il mal di testa mi martellava le tempie, il caffè era più amaro del solito, l’aria rarefatta e fredda della mattina mi penetrava nelle ossa.
NICOLAJ Spesso rifletto su quanto le stesse identiche condizioni esterne del mondo possano totalmente cambiare colore a seconda dei nostri stati emotivi.
HENRY Esattamente, succede proprio così. Non potevo minimamente controllare quel cambiamento nella mia percezione delle mattine. Ed è così che ho ricominciato a pensare a quando la mattina per me non esisteva nemmeno. Quando il mio vivere era un vivere per la notte, non per il giorno. Da quando ho fatto quei pensieri, la malinconia non mi ha più abbandonato, e ho perso totalmente il senso di ciò che faccio. Perché mi sveglio? Perché esco e vedo i miei amici una volta alla settimana? Perché vivo per un lavoro che non mi dà alcuno sbocco glorioso? Perché ho smesso di bere? Perché non posso ubriacarmi e godere di quella risata? Non sai quanto mi mancava quella risata. Perché dovrei vivere per il futuro se domani una macchina potrebbe investirmi mentre attraverso la strada? Perché devo essere produttivo?
NICOLAJ Perchè hai imparato sulla tua pelle che vivere esclusivamente per il presente ti erode inesorabilmente. E lo fa in un tempo, relativamente, breve.
HENRY Ed è proprio questo che mi aveva convinto a cambiare. Ma il carisma e il convincimento che questo concetto produceva in me è totalmente scomparso.
NICOLAJ Come è possibile? Che argomentazione più potente di questa hai trovato?
HENRY Mio fratello.
NICOLAJ É passato tanto tempo, Henry.
HENRY Lo so, ma la sua morte sembra avermi colpito solo ora. Non chiedermi il perché, sono passati anni. Non ho più rancore, non ho più odio per quella macchina che l’ha ammazzato. Ma ora quella macchina sta investendo anche me, in un modo più subdolo, più profondo.
Henry si alza dalla panchina e inizia a camminare avanti e indietro. Nicolaj non trova il coraggio di parlare, aspetta.
HENRY É che non ce la faccio a crederci. Mio fratello non è da nessuna parte, è solo morto. E tu ti ricordi quanto lavorava? Era il mio esempio, ciò che più mi ha spinto a cambiare. Ma cosa devo fare ora? Che insegnamento devo trarne? Forse nei figli è possibile trovare obiettivo. Ma a malapena so stare dietro a me stesso, e sono solo come un cane a parte te.
NICOLAJ Aspetta, con calma. Faccio fatica a seguirti così.
HENRY Mi sono ubriacato questo weekend. E ho riso come non ridevo da anni. E ho dormito come non dormivo da settimane. E la mattina dopo stavo male nel corpo ma bene nella mente, avevo voglia di alzarmi. Ho deciso che mi sarei lincenziato. Non ne posso più, tanto quella macchina arriverà comunque.
NICOLAJ Beh, questo è sicuro. Tuttavia, attento a essere così perentorio su questi temi. Non affermare con certezza ciò di cui non puoi essere certo.
HENRY Ecco! Stai già cominciando, lo sapevo. Non mi interessa la tua logica, lo so e basta. Non so in quale forma, ma siamo condannati all’arrivo di quella macchina, e quella macchina non mi porterà da nessuna parte. Non devo dimostrartelo, non devo convincerti. Lo so, fine. E se vivo tenendo in vero questo assunto, la mia vita è incoerente. E non posso più stare dentro alle mie contraddizioni. E alzarmi all’alba per lavorare, solo per lavorare, è la più grande delle mie contraddizioni.
NICOLAJ Non volevo innervosirti, ti chiedo scusa. Spiegati, e poi discuteremo.
HENRY Fatico a spiegarmi. Mi ero convinto che vivere significasse costruire, lentamente, un progetto. La mattina serve a questo: ci si deve alzare e produrre, costruire qualcosa che resti, che duri. E la mattina è l’inizio, è il senso di ciò che facciamo. Quando ci si alza la mattina e ci si muove in una direzione, si sceglie che cosa si vuole essere. Ma cosa succede se la mattina non ci si vuole più alzare? Se alzarsi la mattina dà solo nausea? Io ho sempre provato a fare del mio meglio, ma le mie emozioni non le controllo. Le provo e basta, e per questo non mi interessa la tua logica.
Henry ha alzato progressivamente il tono della voce mentre esclamava queste parole, Nicolaj si è quasi spaventato quando le ultime parole sono uscite dalla bocca dell’amico urlate.
HENRY Ma poi chi me lo fa fare? Che cosa devo costruire? Hanno già costruito tutto! Il mondo è strabiliante già così come è, io non gli servo. Vogliono colonizzare Marte e resuscitare i geni dei dinosauri: e io mi sento fiero di svegliarmi ogni alba e andare a lavoro? Sono patetico, ero patetico. Non ho più le forze di lottare, sono stanco. Ho già fallito in partenza. Non sono un predestinato a niente, e questo lo so, ahimé, da tanto tempo. Non voglio più vivere per le mattine. A quale scopo? Per perdere quel pochissimo che ho costruito in un giorno d’autunno mentre attraverso una strada provinciale? No!
NICOLAJ La convinzione che sento nelle tua voce mi fa credere che non ci siano parole che io possa dirti. Ma vorrei provare a darti un’altra prospettiva.
HENRY Aspetta. Questi ragionamenti mi portano a una sola conclusione possibile. Voglio godermi la vita. Voglio potermi alterare senza sentirmi in colpa, voglio lasciare andare le responsabilità. Voglio essere libero di fare quello che voglio. In qualche modo troverò i soldi. Dato che gli altri sono così sicuri di loro, che facciano loro tutto! Io mi arrendo. Vivrò nei bar con le donne. Voglio essere lasciato in pace. Questo è ciò che credo, lasciatemi in pace. Avete vinto voi.
NICOLAJ Chi sta dentro a questo voi?
HENRY Ci sei anche tu. Tutti voi che avete la forza (e forse l’incoscienza) di non mollare. Di continuare a fare. Vi odio nel vostro continuo essere all’altezza, nel vostro non apparire mai stanchi, nella vostra certezza che ce la farete. Ma come fate a essere così? Ma non lo vedete quanti siamo? Ma non lo vedete che non servite davvero al mondo? Che nessuno dall’alto vi guarda? Non vi prende mai la disperazione? L’angoscia di esistere? Mi arrendo, Nicolaj, io mi arrendo. Non sono come voi, sono peggio. Non ho più la vitalità di un tempo. Voglio tornare indietro. Siate voi gli Atlante di questo universo che precipita!
NICOLAJ E quindi che cosa farai? Scapperai fino a quando perderai la tua unica possibilità? Fino a che la tua vita non diverrà altro che un insieme sfumato di ombre che chiami ricordi di notti folli? Vuoi rimanere con questo in mano? É questo il tuo obiettivo? Correre verso quella macchina per farla arrivare prima? Credi che invece questo sia coerente?
Henry, che era rimasto in piedi fino a quel momento, si siede di nuovo sospirando.
HENRY Non lo so, Nicolaj. Non lo so. Vorrei solo essere un riccio per qualche anno e dormire protetto nei miei spini. So solo che se la mattina non ci si vuole alzare, significa che ci si è arresi. E io mi sono arreso. É stata una cattiva idea. A presto.
Prima che Nicolaj potesse dire una parola, Henry si diresse di fretta verso la sua auto. In pochi secondi, si trovò solo con quella conversazione. Le frasi pronunciate dall’amico si muovono in lui, senza ordine e scopo. Si alza a guardare il fiume, e inizia a parlare a se stesso ad alta voce, come era solito fare ai tempi in cui era ancora studente.
NICOLAJ Cosa mai avrei potuto dirgli? Che la sua percezione degli altri è sbagliata? Che quella umana è di più che un’impresa esclusivamente individuale? Che i suoi discorsi hanno senso solo se la vita non è altro che mero mondo fisico? Avrebbe davvero cambiato idea? Non credo.
Non vuole permettersi di sentirsi in colpa. É quasi infastidito ora.
NICOLAJ Come può credere che quella disperazione sia una sua sensazione unica? Cosa crede che siamo tutti stupidi e che tutti vivano ingannandosi? Non deve permettersi! Serve rispetto e contegno per le esperienze degli altri. Non glielo permetterò più. Ora avrà una settimana per rimettersi a posto - speriamo che giovedì prossimo si presenti.
NICOLAJ No! La vita è di più dei suoi deliri! Non devo nemmeno convincermi di questo. Io lo so.
Nicolaj guarda l’orologio, è tardi. Ha una riunione coi colleghi tra pochi minuti e non può permettersi di saltarla. Guarda per un istante il punto dove era parcheggiata la macchina dell’amico. Gli pare, per un attimo, di provare una sorta di invidia. Scaccia via quell’emozione quasi con disgusto, e si avvia verso la sua auto.
Esperimento concluso. Nel dialogo ci sono riferimenti nascosti che forse qualcuno coglierà. Complementare a queste idee è Metafisica delle droghe, un numero dell’anno scorso. L’intero senso del dibattito tra Henry e Nicolaj è racchiuso in una poesia che scrissi un paio di anni fa, e che mi sento di lasciarvi a mo’ di appendice. Henry è nel sangue, Nicolaj è nei libri.
Sangue e libri
Agli estremi stanno
come scelte di chi non s’accontenta
il sangue e i libri.
Non è forse la stessa cosa
viver nella carne e viver nel concetto?
Non facciamo altro
che sceglier la droga
che più ci si confà.
L’oggi o il domani?
Il tramonto o l’alba?
La notte o la mattina?
Il sangue o i libri?
Sto tra Husserl e il catrame.
Il numero è già abbastanza denso così, rimandiamo i consigli a prossimo numero. Vi lascio però due bei libri che ho appena letto.
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Definito da Bassani come un viaggio verso la morte, L’airone è un capolavoro del romanzo esistenzialista. Nell’immediato dopoguerra, il libro segue Edgardo in una sua gita per andare a caccia nella campagna fuori Ferrara. Bassani trascina il lettore nell’estreaneità e nell’angoscia di Edgardo, che vive rassegnato nel suo disgusto per tutto ciò che è (o sembra) vivere. Solo una scelta si rivela essere possibile per uscire dall’incubo.
Storia della Solitudine, di A. Musi
Questo saggio mi è stato regalato da voi tramite la Wishlist, e ha avuto quindi un sapore speciale. Musi è uno storico e non un filosofo, e questo si percepisce e traspare per tutto il libro, che ho apprezzato molto. Il volume indaga e ripercorre il divenire storico del significato della solitudine, cercando di mostrarne l’insita ambivalenza e ambiguitù: se da un lato la solitudine può essere vista come un’angosciosa condizione esistenziale, dall’altro può essere vissuta come scelta per la ricerca della conoscenza di se stessi. Unica critica che mi sento di fare: il linguaggio è spesso eccessivamente erudito, con tanti termini latini non tradotti. Tuttavia se masticate un minimo le lingue classiche, non avrete il minimo problema.
Grazie dei bei messaggi che mi sono arrivati. Se avete consigli e critiche come al solito siamo sempre felici di riceverne. Come sempre vi chiedo, se apprezzate questo lavoro, aiutateci a diffonderlo! Clicca il bottone:
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Daniele
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Dialogo molto interessante Daniele! Mi ha toccato