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Eccoci qui. Spero stiate bene. Ammetto di stare arrivando a queste vacanze di Natale con un po’ di acqua alla gola. Per questo il numero di oggi è un po’ atipico: vi lascio due poesie che fanno parte di una raccolta che ho scritto in questi anni. Entrambe trattano di un tema di cui parleremo nel prossimo numero dopo le vacanze. Se qualcuno volesse leggere anche le altre, gli mando volentieri la raccolta completa, mi scriva una mail.
Per il resto, spero passiate delle belle vacanze di Natale. Noi ci sentiamo il 14 gennaio.
Abbraccio e buon riposo,
Daniele
Il peso di Raskol’nikov
Quando sulle mie spalle
si erge
contro la legge del divenire
il tempo di ogni spazio
e lo spazio di ogni tempo
la mente si inchina,
la somma estetica eccede
la comprensione.
Non vi è sintesi o analisi
nel coglier la carne delle azioni che furono e sono
fuoco eterno che brucia nel freddo
il logoro foglio su cui
disordinati stanno i miei giorni.
E fiamma sia Annibale,
divampi Cesare, mentre Napoleone si incendia,
eternamente si alimenta il loro calore!
Flebile fiamma si eleva
dalla misera carta che nutre
la vita dell’uomo comune
che nel batter le ciglia si spense.
E la natura? La natura!
Specie lottano e mutano, mentre generazioni si evolvono,
dalla sua prima notte la vita
non fu che cecità.
Eppure io sono qui!
Consapevole dell’inconsapevole,
ma rinchiuso
nel mio angolo.
Nello specchiarmi in ciò che fu,
nel riflettermi in ciò che è,
mi sento così: piccolo.
Altrove
Tanti sono i non-luoghi
e tanti i non-uomini
li vedo quando li vado a trovare,
e mi spengo.
Tanti sono gli obiettivi
e tanti gli angoli bui
li vedo quando mi acceco,
e mi spengo.
Tanti sono i figli ora vivi
e tanti gli umani sepolti
li vedo quando ho paura,
e mi spengo.
Però ci sono mattine
in cui qualcuno mi accende,
e mi odio.
Mi spegnerò una volta sola.
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