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Eccoci qui, come ogni domenica. Sono molto fiero di non aver ancora saltato nemmeno un numero da inizio anno. Grazie alle tante persone che mi leggono ogni settimana: ogni messaggio che ricevo è un’iniezione di fiducia. Oggi parliamo di animali, carne, ipocrisia e vegetariani. Vi ricordo di dare un’occhiata all’Autarkeia Wishlist e di aiutarmi a far crescere il progetto. Se pensi che abbia del potenziale: ho bisogno di aiuto. Clicca il pulsante qui sotto!
“La vera bontà dell'uomo si può manifestare in tutta purezza e libertà solo nei confronti di chi non rappresenta alcuna forza. Il vero esame morale dell’umanità, l’esame fondamentale (posto così in profondità da sfuggire al nostro sguardo) è il suo rapporto con coloro che sono alla sua mercé: gli animali. E qui sta il fondamentale fallimento dell’uomo, tanto fondamentale che da esso derivano tutti gli altri.”
Milan Kundera
Pochi giorni fa stavo leggendo su Twitter i commenti ai recenti stravolgimenti della politica italiana, quando mi sono accorto che in tendenza c’era qualcosa di strano: Bill Gates e la carne sintetica. (A proposito: sono molto attivo su Twitter, questo è il mio profilo). Incuriosito, mi sono messo a ricercare. E ho scoperto che tutto era nato da questa intervista rilasciata da Gates alla rivista del MIT in occasione dell’uscita del suo nuovo libro sui cambiamenti climatici.
Faccio una premessa: che cos’è la carne sintetica. Molte aziende tecnologiche da anni lavorano per riprodurre la carne in laboratorio. O ricostruendola sinteticamente, oppure riproducendone sapore e aspetto a partire da materiali vegetali. Gates è un grande sostenitore di questa idea: come potete leggere nell’intervista, ha investito milioni di dollari in queste aziende.
Ma veniamo a noi: cosa ha detto il “re dei complotti” per suscitare la rabbia dell’internet?
Penso che tutte le nazioni sviluppate dovrebbero spostarsi verso il consumo totale di carne sintetica. Ci si può abituare alla differenza di sapore, e il punto è che le ricerche miglioreranno il sapore sempre di più con il passare del tempo.
La risposta più frequente che ho letto a questa affermazione è stata: “Bill Gates la carne sintetica se la può infilare su per il cul*”. Ora, proviamo a ragionare su questa idea, senza prese di posizioni ideologiche e senza lasciare che la vena sulla fronte prenda il controllo sul cervello. Le posizioni complottistiche teniamole fuori da questo ragionamento, anche perché proprio di complotti parleremo nelle prossime settimane. Iniziamo.
Il punto a favore dell’argomentazione di Gates è evidente: l’impatto dannoso degli allevamenti sul clima, in particolare della carne rossa, è devastante. Il metano emesso dagli animali, il consumo di suolo e di foraggio per nutrirli, il consumo energetico: la percentuale di emissioni con cui gli allevamenti influiscono sul cambiamento climatico è incredibilmente alta (se volete un po’ di dati, qui trovate tutto quello che volete e anche di più).
Sul perché Bill Gates faccia riferimento esclusivamente ai paesi ricchi e non ai paesi in via di sviluppo, ve lo faccio spiegare da Jonathan Safran Foer, un bravissimo scrittore il cui libro è tra i consigliati di oggi:
“Pensa se non avessi mai toccato una sigaretta in vita tua ma fossi costretto ad addossarti i danni alla salute provocati da un fumatore incallito dall’altro lato del pianeta. […] La Finlandia risulta essere il paese più felice al mondo, ed è responsabile di una quantità di emissioni di anidride carbonica 38 volte maggiore rispetto a quella del Bangladesh, paese considerato il più vulnerabile ai cambiamenti climatici. […] Pensa quindi se quel fumatore rimanesse sano e in cima al grafico della felicità e intanto tu avessi un cancro ai polmoni.”
Non penso serva dire altro. Ma allora cosa suscita in noi questa reazione di rabbia incontrollata, questa voglia di conoscere il deretano di Bill Gates? Lasciamocelo dire da Milan Kundera, uno dei più importanti intellettuali del secondo ‘900, autore del celeberrimo L’insostenibile leggerezza dell’essere:
“Il diritto di uccidere un cervo o una mucca è l’unica cosa sulla quale l’intera umanità sia fraternamente concorde, anche nel corso delle guerre più sanguinose.”
Ed è proprio per questo che reagiamo in quel modo. Consideriamo e diamo per scontato che il mangiare carne sia un nostro diritto, assecondato dalla più antica legge di natura: la legge del più forte. Motivo per cui se ti trovi solo con un leopardo affamato, le argomentazioni etiche e ambientali non ti salveranno la pelle. E motivo per cui “io mi mangio tutta la carne che mi pare”.
Tuttavia, è facile smontare queste convinzioni. L’argomento dei cambiamenti climatici non accetta scuse ed eccezioni: se dovessimo smettere di mangiare carne, lo faremmo per egoismo, per non estinguerci, non per altro. Immagino che abbiate ormai capito la mia opinione su questi temi: “Non dovete mangiare la carne! Smettetela, assassini!”
E invece no. L’unico pensiero che ho quando penso a queste cose è un altro: sono un ipocrita. E sapete perché? Perché adoro la carne. In ogni sua declinazione. Non posso privarmene, ogni volta che faccio una grigliata ho l’acquolina in bocca per ore. Non posso nemmeno immaginare di essere vegetariano. Ma al contempo la mia razionalità va in direzione contraria: ci tengo al pianeta. Come pressoché tutti i miei coetanei sono consapevole che il mio futuro potrebbe essere rovinato dalle emissioni di CO2.
Ma non solo: adoro gli animali. Non riesco a vederli soffrire. Provo empatia anche per gli insetti e i ragni. E so di non essere l’unico. La mia generazione è estremamente sensibile a riguardo. Non riusciremmo mai a tirare il collo a una gallina o a sgozzare un maiale che lancia stridule grida di disperazione. Però mangiamo vagonate di polli arrosto e braciole.
Le foto dei mattatoi e degli allevamenti intensivi mi lacerano. Però mentre scrivo questa newsletter mi sta aspettando la pasta al ragù a pranzo. Non voglio vedere, non voglio mettere in dubbio il mio stile di vita. Faccio finta di nulla. Evito il pensiero e mi convinco che la carne venga coltivata su grossi alberi dietro ai supermercati: e che cresca già pronta in perfette bistecche rosse e succose. E intanto continuo a nascondere la polvere sotto al tappeto.
Dati questi miei limiti (e sono convinto che non siano solo miei), considero la proposta di Bill Gates una soluzione possibile: non si rinuncia alla carne (seppure sintetica) e si sciolgono in qualche modo queste contraddizioni e ipocrisie evidenti. Tuttavia, il punto che volevo sottolineare di questo ragionamento è un altro. Da un lato capisco che l’affermazione di Gates appaia un po’ autoritaria, come se fosse lui a poter decidere cosa la gente debba mangiare e cosa no. Capisco possa infastidire. Ma dall’altro dovremmo smetterla con la retorica anti-vegetariani. E sapete perché? Perché hanno ragione loro, e lo dico da carnivoro incallito.
Perché se tutti fossimo vegetariani questi problemi sparirebbero. E non bisogna mai convincersi dell’idea che smettere di mangiare carne significhi solo privarsi delle pietanze più deliziose. Significa essere a disagio ogni volta che si esce a cena con persone nuove, significa alienarsi dalle proprie tradizioni culturali. A Bologna al pranzo di Natale mangiamo tortellini e cotechino. Per questo diventare vegetariani è una scelta complessa e espressione di una fortissima forza di volontà che io ammetto di non avere. Per quanto razionalmente io sia convinto delle motivazioni che ho appena scritto, smettere di mangiare la carne è una scelta che non riesco a fare.
Considerando abbastanza utopica la proposta di Bill Gates, trovare una soluzione per uscire da questa situazione è tutt’altro che scontato. Forse un giorno troverò (troveremo) la forza di fare quelle scelte; o forse no. E intanto il tempo scorre, e le distrazioni per pensare ad altro si trovano facilmente, basta sbloccare lo schermo del cellulare. E allora non lo so, davvero. Di una cosa però sono certo: insultare chi propone soluzioni intimandolo di non azzardarsi a dire cose del genere, o osservare con occhio giudicante ogni persona che dice di essere vegetariana, mi sembra tutto tranne che avvicinarsi a una soluzione.
Il dibattito è aperto. Idee?
Oggi un discorso un po’ controverso. Meglio così: se no come facciamo a divertirci? Sono argomenti che presto si riveleranno centrali, non rimandabili a dibattiti futuri. È importante, anzi fondamentale, discuterne.
Come sempre, i consigli della settimana.
Vi consiglio un podcast: Don Chisciotte di Oscar Giannino, Renato Cifarelli e Carlo Alberto Carnevale Maffé. Seguo Giannino da anni e non sempre sono in accordo con quello che dice: ma la sua competenza è innegabile, e non c’è nulla di più utile che ascoltare qualcuno che la pensa controcorrente, ma che sa anche argomentare il perché.
Ogni anno a febbraio in Italia si discute sempre sullo stesso tema: in modo ideologico e mai storico-critico. Parlo delle foibe: qui potete approfondire cosa è stato accertato storicamente e cosa invece è pura speculazione politica (e diciamolo una volta per tutte: è totalmente insensato e fuori scala paragonarle all’Olocausto).
Il governo Draghi ha ricevuto la fiducia sia dal Senato che dalla Camera. Vi consiglio di trovare un’ora del vostro tempo e di ascoltarne il discorso: a prescindere da cosa pensiate su di lui, penso che ne valga la pena. Oltre ad aver citato finalmente i giovani (cosa che nella politica italiana è eccezione assoluta) una frase mi ha colpito moltissimo, come ho scritto su Instagram:
“Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma fuori dall’Europa c’è meno Italia [nel mondo]. Non c’è sovranità nella solitudine”.
Qui potete leggere un efficace commento al discorso dell’ex presidente della BCE di Mario Seminerio, economista: “Il programma Draghi, voce del verbo competere”.
Okay ora basta politica. Parliamo di Salvini: eh no, non Matteo. Un video bellissimo, tanto per cambiare, di Roberto Mercardini.
Esiste una vespa che riesce a controllare il cervello degli scarafaggi per deporre dentro di loro le sue uova mentre ancora sono vivi. Bellissimo. Un video di Zoo Sparkle, naturalista.
E ora: los libros.
Ti è piaciuto questo numero? Dietro ci sono io, Daniele. Studio filosofia a Bologna e gestisco interamente da solo il progetto. Vorresti supportare Autarkeia e valorizzare le decine di ore settimanali che stanno dietro a ogni numero? Puoi regalarmi un libro! Sceglilo dall’Autarkeia Wishlist. In alternativa, puoi comprare qualcosa da questo link generico, o acquistare direttamente dai link della newsletter i libri consigliati; io riceverò qualche spicciolo sul prezzo di copertina.
Lo straniero è uno dei romanzi più famosi di tutto il ‘900. Racconta la storia di un uomo che forse si è arreso alla vita, o forse no. Mersault è un modesto impiegato che vive in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo. E la sua vita accade, come se lui non avesse alcun potere su di essa e come se non ci fosse nulla da fare se non accettare apaticamente quello che succede.
Si legge in una giornata. Ve lo consiglio davvero: è una potente riflessione sull’esistenza nel mondo contemporaneo.
Possiamo salvare il mondo prima di cena, di Jonathan Safran Foer
Alcune riflessioni di oggi sono state ispirate da questo libro. Foer è uno scrittore di romanzi, alcuni anche molto famosi come questo, che ha fatto sua la causa dei cambiamenti climatici: il libro qui sotto non è un saggio, non è un romanzo. È un dialogo col lettore, una riflessione consapevole su quello a cui stiamo andando incontro e su quello che si può fare come singoli. E ve lo anticipo, c’entra la carne.
E anche questa settimana siamo ai saluti. Se vuoi dirmi cosa ne pensi di questi temi, se vuoi esprimere delle critiche alle argomentazioni di oggi, puoi scrivermi rispondendo a questa mail: rispondo sempre.
Ci sentiamo domenica e buona settimana,
Daniele
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Bravo Daniele! Sono d'accordo in pieno con te e propongo che ognuno di noi, senza fare scelte troppo drastiche, cerchi almeno di ridurre il consumo di carne, magari mangiandola solo una volta a settimana. Capisco che forse sarebbe come ridurre le sigarette per un fumatore che non è facile, ma può essere un'alternativa. Io la sto praticando da tempo. Poi cosa ne dici della plastica che ormai soffoca il mondo. Penso che le professioni e le invenzioni future dovranno proprio rivolgersi al salvataggio del nostro splendido mondo...del resto ora abbiamo anche il Ministero della Transizione Ecologica ;)
Condivido l'articolo. Come sempre, i problemi sono più complessi di quanto banalmente sembri, fuori da ogni integralismo ideologico o passionale aggressività. Certo consapevole della cultura delle mie origini popolari, anch'io amo la carne, ma non più di tanti altri alimenti, come pure amo gli animali e il rispetto della natura. Per questo con la mia famiglia, da tempo, mangiamo carne non oltre 2 volte a settimana e pochissimo la carne rossa. D'altra parte dalla storia umana e dalla medicina non mi risultano, salvo errori, indicazioni esclusive ed univoche in proposito. Penso al rapporto con l'animale e la natura dei popoli primitivi dei mondo, delle popolazioni contadine della nostra terra, penso alle caratteristiche peculiari delle proteine animali per il nutrimento umano specialmente nei bambini e negli anziani, eccetera. Sono consapevole comunque della serietà del problema nel rispetto della vita e nella valenza relativa -e non assoluta- dell'alimento carne in se stesso. Continuiamo pure il cammino di riflessione senza preclusioni sui suoi esiti.